Maurizio Ciancia - Tra Reale e Razionale di ERIKA LACAVA

Maurizio Ciancia è un collezionista d’immagini, un catalogatore di spazi warburghiano, un raccoglitore di meraviglie che archivia nella sua macchina fotografica, moderna Wunderkammer, per poi riguardarle, selezionarle, comporle e ricomporle. Un lavoro enciclopedico iniziato nel 2016 che prevede un censimento dei luoghi comuni a partire dai quali l’artista genera il suo spazio, il suo vuoto e il suo pieno, decontestualizzando gli spazi originari per restituire solo geometrie e colori puri. I luoghi diventano così non-luoghi, spazi anonimi che si staccano dal reale, di cui non importa più riconoscere le coordinate spaziali, o il soggetto, in favore di un’idea altra. Le opere di Ciancia non sono infatti più fotografie del reale, ma astrazioni minimali al limite del figurativo.

Semplificando le forme e i colori (sempre due o tre, spesso primari e contrastanti) Maurizio Ciancia elimina il superfluo sulla base di quelle che ha eletto a massime categorie del sensibile. Oltre al colore, sono valorizzati i piani, verticale e orizzontale, che giocano a rincorrersi ridefinendosi continuamente, disorientando la visione abituale dello spettatore e togliendo ai sensi la funzione di appoggio per l’intelletto per diventare un gioco libero di linee. Nelle composizioni di Ciancia non c’è profondità, ma un’esaltazione della “flatness” dello spazio figurativo. I colori ricreano i piani dello spazio dividendolo in porzioni secondo una modalità puramente estetica e trasformando muri, palazzi, bordi di strada in un quadro, un piatto sfondo neutro che fa da scenografia agli accadimenti del mondo.

Da questi attimi sottratti al reale, dalla somma delle possibilità inespresse nel singolo fotogramma, Ciancia ha iniziato a creare accostamenti. Le linee, ortogonali o orizzontali, lavorano in dialogo per ricreare spazi immaginari, non necessariamente reali, ma possibili, tanti quanti ne consente l’immaginazione. Ed è qui il salto qualitativo del lavoro di Ciancia, la maturazione della sua concezione estetica che fa degli elementi spaziali dei generatori di linee, tessere ricomponibili di un puzzle che scompagina il reale e lo ricompone razionale, in un’ottica di pura estetica. Un’astrazione dal sensibile verso l’universale, in un ragionamento induttivo che dal quotidiano (purificato, semplificato, minimalizzato) crea una prospettiva razionale. 

“Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale”. Maurizio Ciancia, seguendo la lezione di Hegel, dimostra le possibili combinazioni del reale accostando, in una bulimia dello sguardo che tutto archivia e conserva, immagini urbane ad allestimenti museali, particolari architettonici a quadri d’autore, nel nome di un colore o di una forma comune. Il risultato è de-significante a livello oggettuale, per una semantica dello sguardo puro che vive solo di linee e colori, attraverso cui viene ricreato lo Spazio.

Cos’è per te lo Spazio? 

Lo Spazio è fondamentalmente una metafora che utilizzo per dare concretezza all’idea di Vuoto che cerco di disegnare attraverso le mie fotografie. Il Vuoto a cui faccio riferimento è un luogo a-materico e interiore dove trovare silenzio, equilibrio e armonia, non mancanza o assenza ma capacità di contenere e accogliere.

Nelle tue opere non compaiono ombre né elementi che permettano di stabilire la collocazione dei piani per ricostruire una realtà tridimensionale. Perché questa scelta?

Conduco questa ricerca senza perdere il contatto con la realtà, osservando scarni contesti architettonici dove riconosco angoli ordinari da trasformare nei miei Spazi. Non voglio perdere il contatto con la realtà ma dalla realtà sento anche il bisogno di allontanarmi per poter creare la dimensione interiore oggetto della mia ricerca. L’assenza di ombre e prospettiva, l’apparente bidimensionalità, l’alterazione dell’orizzonte, sono elementi che ritengo utili per indurre un senso di smarrimento, per rendere questi Spazi familiari ma non riconoscibili, per poterli leggere in maniera personale.

Come sei passato dalla singola immagine alla composizione?

Le installazioni compositive sono un elemento del mio linguaggio. La consapevolezza del loro potere comunicativo è nata nello studio di Stefano Ciol. Stavo studiando un allestimento, avvicinando le immagini era inevitabile la loro interazione. Selezionando opportunamente le immagini, i singoli Spazi ne creavano uno unico. Stefano mi ha aiutato a comprendere l’effetto delle composizioni e ad affinare la tecnica per rendere efficace il linguaggio.

L’opera di quali artisti è stata fondamentale nella determinazione della tua sensibilità estetica e nella costruzione del tuo lavoro?

Potrei citarne molti ma preferisco invece ricordare il primo che mi ha spinto ad osservare il Vuoto e a riconoscerne il valore: Kengiro Azuma.

Erika Lacava

Laurea in Filosofia Estetica in Statale a Milano con specializzazione in Visual cultures e Pratiche curatoriali all’Accademia di Brera. Dal 2014 al 2017 con l’esperienza di Zoia – Galleria d’arte contemporanea entra a diretto contatto con le dinamiche dello scouting e del mercato dell’arte. Curatrice indipendente, collaboratrice per riviste d’arte cartacee e online, nel 2019 fonda la start up di comunicazione e servizi per l’arte M2F Communication.

Installazione, Spazio #8494, Spazio #9582 e Spazio #0382, 2020. Serie “C’è SPAZIO per tutti”. Fotografie digitali, stampe Fine art realizzate da Stefano Ciol, 50x75cm each
Installazione, Spazio #8494, Spazio #9582 e Spazio #0382, 2020. Serie “C’è SPAZIO per tutti”. Fotografie digitali, stampe Fine art realizzate da Stefano Ciol, 50x75cm each
Spazio #9314, 2019. Serie “C’è SPAZIO per tutti”. Fotografie digitali, stampa Fine art realizzata da Stefano Ciol, 50 x 75cm.
Spazio #9314, 2019. Serie “C’è SPAZIO per tutti”. Fotografie digitali, stampa Fine art realizzata da Stefano Ciol, 50 x 75cm.

Maurizio Ciancia - Between Real and Rational by Erika Lacava

Maurizio Ciancia is a collector of pictures, a cataloger “à la Warburg” who files wonders in his camera, a modern Wunderkammer, and then looks at them again, selects them, and arranges them, once more.

An encyclopedic activity which dates back to 2016 that sorts common places as the starting point of the artist’s creation of his own Space, his Emptiness and his Fullness, by decontextualizing the original ones to finally deliver pure geometries and colours.

Places turn into non-places, anonymous spaces parted from the world of Real, whose spacial coordinates and subjects become useless, in favour of an “other” idea.

Ciancia’s artworks are no longer mirroring the reality, in fact, they represent minimal abstractions to the limit of the figurative.

By simplifying shapes and colours (two or three as a rule, often primary and contrasting), Maurizio Ciancia gets rid of any excess, following what he himself has elected as the maximum categories of the tangible.

Not only is colour, but also the vertical and horizontal planes are valorized, which seem to run after each other thus getting redefined and confusing the common perception of the viewer, and also leaving senses behind in what becomes a free games of lines.

In Ciancia’s compositions depth is missing, which enhances the “flatness” of the figurative space. It’s colours which actually recreate the different planes of the space, which is consequently split into portions following an aesthetic mode, and turning walls, buildings and road sides into a painting, a flat neutral background which becomes the scenography of the World hustle and bustle.

It’s from these spaces beyond the Real, from the whole of the inexpressed possibilities of each single shot that Ciancia started to create combinations.

Both the orthogonal and horizontal lines cooperate in order to recreate imaginary spaces, which are non necessarily real, yet possible, and as many as imagination allows.

And here is the qualitative leap forward of Ciancia's work, the maturation of his aesthetic conception that makes the spatial elements generators of lines, recomposable tesserae of a puzzle that unsettles reality and recomposes it rationally, with a view to pure aesthetics. An abstraction from the tangible towards the universal, through an inductive reasoning which gives way to a rational perspective, starting off from the everyday (purified, simplified, minimalized).

“What is rational is real, and what is real is rational”. Maurizio Ciancia, according to Hegel’s lesson, demonstrates the possible combinations of the real by juxtaposing, in a bulimia of the glance which archives and preserves everything, urban images with museum installations, architectural details with art paintings, in the name of a colour or of a shared shape. The result is an absence of meaning, from an objective point of view, for a semantics of a pure look which simply lives out of lines and colours, which recreate the Space.

INTERVIEW TO MAURIZIO CIANCIA

What’s Space to you?

Space is basically a metaphor I use to give concreteness to the idea of Emptiness, which I try to draw by means of my photos. The Emptiness I mention is a non-matter place and interior where to find peace and quiet, balance and harmony, thus being ability to contain and accomodate, but at all absence or lack.

Neither shadows nor details appear in your artwork, which can help establish the location of the planes to rebuild a three-dimensional reality. Why this choice?

I’ve been through this research without losing contact with the reality indeed, observing bare architectural contexts where I recognise ordinary spots to turn into my Spaces. I don’t want to lose touch with the reality: I actually feel the urge to escape from it in order to create the interior dimension, the object of my research. The absence of shadows and perspective, the apparent two-dimension space, the alteration of the horizon, are elements which I believe useful to induce a sense of bewilderment, to make these Spaces familiar, yet unrecognizable, and inspire the opportunity to read them personally.

How did you move from single images to compositions?

The compositional Installation are an element of my style. I first got aware of this at Stefano Ciol’s practice. I was analyzing an installation where different images close to each other would interact. By properly selecting them, the single spaces blended into a single and unique one. Stefano helped me understand the effect of compositions and improve the tecnique aimed at a more effective language.

Whose artist works have been fundamental in determining your aesthetic sensitivity and shaping your style?

I could mention two, but, actually, I would like to remember the first one who inspired me to look into Emptiness and to reckon its value: Kengiro Azuma.

Erika Lacava

Erika Lacava, degree in Aesthetic Philosophy at the State University in Milan with a specialization in Visual cultures and curatorial practices at the Brera Academy. From 2014 to 2017 with the experience of Zoia – Contemporary Art Gallery she comes into direct contact with the dynamics of scouting and the art market. Independent curator, collaborator for printed and online art magazines, in 2019 she founded the communication and services start-up for art M2F Communication.

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