L’evoluzione della percezione del concetto di spazio ha portato alla genesi di nuove visioni. Gli “spazi” di “Peaceful” e di “Empty Spaces” erano fondamentalmente interiori, appartenevano a contesti architettonici che chiunque poteva osservare, io ho cercato di proporli interpretandoli in accordo al mio sentire. In quanto spazi “interiori” volevo fossero visionari, sospesi, in qualche modo immateriali. Nelle composizioni di “Questo spazio può essere tuo” (Vedere Oltre) le installazioni hanno anche preso le distanze dalle regole fisiche, andando oltre lo spazio e il tempo, accostando tessere di spazi capaci di parlarsi grazie ad elementi geometrici e cromatici.
In questa nuova serie il soggetto protagonista resta lo spazio ma il mio obiettivo è quello di “crearlo” attraverso la luce e i colori, affascinato e ispirato (in particolare) dai lavori di Lucio Fontana, James Turrel e dalle immagini di Stefano Tubaro (serie CONTRAZIONI). L’idea è nata considerando l’aspetto “immateriale” della luce. Parlare di aspetto immateriale non è propriamente corretto, l’elemento che intendo sfruttare è l’impossibilità di toccarla, la mancanza di una percezione fisica e tangibile che viene ad esempio restituita da una superficie o da un muro (elementi protagonisti delle precedenti serie).
La luce occupa necessariamente un volume, lo disegna, lo esalta, lo definisce. Il nero la contiene, ne limita la sua espansione, ne segna il confine delimitando uno “Spazio”. Si tratta però di un confine di “luce” (oppure di “buio”), comunque apparentemente non fisico. Questa apparente “non-fisicità” rende non tangibili questi spazi e ne amplifica la mia percezione a livello interiore, in una dimensione non fisica o reale. Il concetto di spazio è insito anche nel buio del colore nero: la dimensione dello “spazio” all’interno della composizione mi restituisce una percezione di prossimità, posso immaginarmi vicino o lontano dal soggetto. Elaboro questa distanza come dimensione all’interno di un vuoto capace di contenere il mio spazio. Spazio che implicitamente viene osservato dall’esterno, a differenza degli spazi di “Peaceful” ed “Empty Spaces” che osservavo dal loro interno.
Le prime immagini di questa serie sono due puri esperimenti.
Il taglio di luce rossa, è una sintesi estrema del progetto: eredita la sintesi e il rigore geometrico di Peaceful.
Caso diverso invece l’abitacolo azzurro. E’ un contesto che tutti conosciamo, osservando la foto riconosciamo l’interno di un automobile, io l’ho solo privato della dimensione fisica e tangibile ed estraniato da qualsiasi ambiente in cui normalmente vediamo circolare un’automobile. Così isolato resta uno spazio a noi familiare ma sospeso nel nulla. AIl lavoro che mi riprometto di portare avanti resta lo stesso, interpretare e mostrare in chiave personale una percezione sempre più sottile dello Spazio.
11.3.18 M C
Spazio 6883, 2018. Immagine realizzata presso il castello di Susans in occasione dell'evento "Come se...", Maravee Fiction.