PEACEFUL, in a silent way
La realizzazione di un lavoro fotografico dedicato all’architettura con un occhio attento agli edifici tipici del Friuli Venezia Giulia mi ha dato la possibilità di scoprire il “piacere” di ricercare e comporre geometrie rigorose. La tipicità delle architetture ha dato vita a immagini seriali accomunate da elementi geometrici e vivacizzate da cromie differenti. Il passo successivo è stato quello di apprezzare un aspetto ludico e grafico di questo lavoro e la possibilità di astrarre le immagini dalla realtà. Questa è stata la genesi del progetto PEACEFUL.
Le immagini sono frammenti di realtà più o meno grandi estrapolati dai loro contesti. Considero queste foto delle visioni interiori e personali realizzate giocando con elementi architettonici e colori. In esse riscontro una sorta di ritmo creato dalle forme, dai colori, dalle geometrie e dalla loro ripetizione. Ritmo che, ovviamente, sento appartenermi. Partendo dal presupposto che fotografiamo ciò che riconosciamo queste immagini potrebbero essere considerate una sorta di “autoritratto”. Non sono foto parlanti, non raccontano quasi nulla e sono tendenzialmente decontestualizzate. In esse riscontro pace e innocuità. Sono astrazioni di tempo e di spazi sospesi. Ritengo siano immagini gentili e silenziose in grado di appagare la mente e lo spirito grazie al loro equilibrio geometrico e cromatico. Il titolo del progetto si ispira appunto a un celebre disco del passato che io associo a queste sensazioni. Penso anche siano impreziosite da un aspetto giocoso, ricordano un modo fanciullesco di disegnare, una maniera diretta ed essenziale, ancora priva di valutazioni prospettiche. Questo lavoro è attualmente in corso, mi diverto in questa ricerca al termine della quale mi piacerebbe individuare altri contesti nei quali riuscire a estrapolare differenti astrazioni nelle quali chiunque possa osservarsi e ricavare qualcosa con volontà e immaginazione.
Realizing a photographic project focused on architecture with special attention to the typical buildings of FVG allowed me to feel the pleasure of selecting and composing rigorous geometry. Their architectural typicality has brought to life some serial images which share common geometric elements highlighted by different color spots. On a second step I started to appreciate the playful and graphic features of this work as well as the opportunity to abstract images from the reality. This was the starting point of my “Peaceful” project.
Images are different size fragments of the reality, abstracted from their context. I see this pictures as personal and inner visions which I playfully realized by mixing colours and architectural elements. What lies behind is a sort of rhythm generated by forms, colours, geometries and their repetition, which naturally belongs to me. As we usually take pictures of what we feel familiar with, this images become a sort of “self-portrait”. They don’t speak, they don’t even tell a story; also they are basically out of context. I feel them peaceful and harmless. They are beyond time and space. I see them as gentle and silent pictures which can gratify both mind and spirit due to their chromatic and geometric balance. The name of the project is inspired by a famous old vynil which matches these sensations. I furthermore gather that they are beautified by a playful aspect: they mirror the way children draw, essentially and straightaway, still free from perspective. This job is still in progress: I enjoy this research and I would like to find out more different contexts at its end, which I could extrapolate new abstractions from, which allow everybody to look at themselves and achieve something, willingly and immaginatively.
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Submission Review (Series) - Magnum Awards 2016 -
Peaceful - Series Category, Open by Maurizio Ciancia - Reviewer Feedback
"There is definitely something very peaceful about these images you’ve taken of various doorways. One of my favorite elements about your photos is the pop of color that is evident in most which gives your images an oomph factor on top of the calmness that one inevitably feels. (...) "
My image in Life Framer Journal - Urban Emptiness