Alessandra Santin - Empty Spaces
(Presentazione scritta in occasione di VEDERE OLTRE 2017, XI Simposio fotografico - Motta di Livenza)
Maurizio Ciancia indaga il vuoto come concetto assoluto nella sua concretezza spaziale. L’analisi affiora in modi differenti in opere apparentemente simili. Se i luoghi sono quasi sempre le zone industriali e le periferie (in cui gli elementi architettonici degli anni settanta si impongono in tutta la loro disadorna pulizia), le associazioni interpretative si moltiplicano e diversificano. Vi è innanzitutto l’assenza dell’uomo (che lascia capannoni chiusi e parcheggi inutilizzati, destino annunciato e perfettamente documentato). Questa assenza non è solo conseguenza della crisi economica ancora in atto, ma è chiave di uno stato d’animo specifico, una sorta di riconoscimento del silenzio quale strumento compositivo che funziona come stimolatore sensoriale: una linea, la campitura orizzontale, un tono inatteso di colore, il ritmo di poche forme geometriche allineate,… tutto interroga l’armonia, l’equilibrio, il necessario compiacimento formale.
Ogni opera sottolinea l’impossibile conoscenza globale della realtà, in particolare quando Maurizio Ciancia nega lo spazio circostante, tagliando le dimensioni della visione. Il muro non appare come limite ma come fondale e i vuoti architettonici, le porte e le finestre, assumono il ruolo di figura (questo tema si ribadisce in sede espositiva, nell’allestimento misurato delle opere). La lettura sequenziale richiede un lento movimento dello sguardo, e gli elementi del cambiamento della visione si articolano nella complementarietà e nella dualità: alto basso, chiaro scuro, verticale e orizzontale, materia e aria si contrastano e completano, esprimendosi pienamente nel presente.
Il vuoto etico della “non azione” rispetta la vocazione del luogo. Non c’è interferenza. Maurizio Ciancia coglie potenzialità concrete nella cavità dell’intonaco, a volte nella crepa dell’asfalto in un suolo privo di ombre. Il vuoto di Maurizio Ciancia non è mai neutro; è pieno di tutto! Shakespeare direbbe Il vaso vuoto è quello che ha il suono più ampio.
Alessandra Santin